Lettera informativa n. 115/18 del 29.08.2018 – NG 16-18

 

NEWSLETTER GIURISPRUDENZIALE n. 16-2018

MAGGIO 2018 (I)

 

CASSAZIONE PENALE, SEZ. V, SENTENZA N. 18803 DEL 2 MAGGIO 2018

(Falso ideologico commesso da privato in atto pubblico – Professionista – F24 – Compensazione di debiti personali con crediti del contribuente)

Commette il reato di falso in atto pubblico il dipendente della banca che compila l’F24 portando in compensazione crediti fiscali del contribuente con i suoi debiti per imposte non versate.

CASSAZIONE CIVILE, SEZ. VI – 2, ORDINANZA N. 10406 DEL 2 MAGGIO 2018

(Processo civile – Appello – Omessa pronuncia su una domanda – Riproposizione in appello)

In materia processuale, se il giudice non decide su una domanda non basta reiterare l’istanza ma occorre formulare apposito motivo di appello. Il giudizio di secondo grado, infatti, non dà luogo a un riesame pieno nel merito perché assume le caratteristiche di impugnazione a critica vincolata. Con la conseguenza che la parte ha l’obbligo di segnalare l’errore commesso dal giudice di primo grado senza che possa ritenersi sufficiente la mera riproposizione della domanda originaria.

CASSAZIONE CIVILE, SEZ. VI – 2, ORDINANZA N. 10410 DEL 2 MAGGIO 2018

(Credito professionale – Recupero – Controversia con il cliente – Sull’an della pretesa oltre che sul quantum debeatur – Rito sommario di cognizione –Esperibilità dell’appello)

Le controversie per la liquidazione delle spese, degli onorari e dei diritti dell’avvocato nei confronti del proprio cliente previste dall’articolo 28 della legge 794/42 – come risultante all’esito delle modifiche apportate dall’articolo 34 del decreto legislativo 150/11 e dell’abrogazione degli articoli 29 e 30 della medesima legge 794/42 – devono essere trattate con la procedura prevista dall’art. 14 del suddetto decreto legislativo 150/11, anche nell’ipotesi in cui la domanda riguardi l’“an” della pretesa oltre che il “quantum debeatur”, senza possibilità per il giudice adito di trasformare il rito sommario in rito ordinario o di dichiarare l’inammissibilità della domanda, con la conseguente esclusiva assoggettabilità dell’ordinanza con cui la si definisce al ricorso straordinario per cassazione.

CASSAZIONE CIVILE, SEZ. VI – 1, ORDINANZA N. 10419 DEL 2 MAGGIO 2018

(Filiazione – Separazione dei coniugi – Mancato versamento dell’assegno per i figli da parte del marito – Richiesta di alimenti agli ascendenti)

La nuora non può chiedere ai suoceri gli alimenti per i nipoti solo perché il marito non le versa l’assegno. Il mantenimento della prole, infatti, spetta integralmente ai genitori mentre l’obbligazione degli ascendenti è sussidiaria e legata allo stato di bisogno.

CASSAZIONE CIVILE, SEZ. VI – 3, ORDINANZA N. 10468 DEL 3 MAGGIO 2018

(Trasferimento previsto da vincolanti precedenti accordi matrimoniali – Revocatoria ordinaria)

E’ legittima la revocatoria sul trasferimento dell’immobile dall’avvocato a moglie e figlio dopo l’azione di responsabilità rivolta contro il professionista dal fallimento per l’attività di curatore svolta per l’organo concorsuale, a nulla rilevando che il contratto impugnato sia frutto di vincolanti precedenti accordi matrimoniali e, in quanto tali, non impugnabili laddove invece esso trae origine dalla libera determinazione del coniuge e diviene “dovuto” solo in conseguenza dell’impegno assunto in costanza dell’esposizione debitoria nei confronti di un terzo creditore, sicché l’accordo separativo costituisce esso stesso parte dell’operazione revocabile e non fonte di obbligo idoneo a giustificare l’applicazione dell’articolo 2901, terzo comma, c.c.

 CASSAZIONE CIVILE, SEZ. VI – T, ORDINANZA N. 10481 DEL 3 MAGGIO 2018

(Cartella di pagamento – Interessi validi solo con l’indicazione dei criteri di calcolo)

È nulla la cartella di pagamento, per la parte relativa agli interessi, priva dell’indicazione dei criteri usati per il calcolo degli interessi stessi.

CASSAZIONE CIVILE, SEZ. VI – 3, ORDINANZA N. 10628 DEL 4 MAGGIO 2018

(Notifica tramite pec – Ricorso in Cassazione – Inviato dopo le ore ventuno dell’ultimo giorno)

È tardivo il ricorso in Cassazione notificato tramite pec dopo le ore ventuno dell’ultimo giorno. Anche per le impugnazioni con modalità telematiche, infatti, vale la disciplina indicata nell’articolo 147 del codice di procedura civile.

CASSAZIONE CIVILE, SEZ. I, ORDINANZA N. 10788 DEL 4 MAGGIO 2018

(Contributo in favore dei figli – Aumento – Decorre dalla domanda presentata nel giudizio di divorzio)

Gli effetti della sentenza, emessa in sede di definizione delle questioni economiche relative al divorzio, modificativa dell’ammontare – già determinato con precedente provvedimento definitivo emesso in sede di separazione o di modifica delle condizioni economiche della separazione – del contributo di uno degli ex coniugi per il mantenimento dei figli collocati presso l’altro ex coniuge, retroagiscono alla data della domanda o comunque alla data, se successiva, del verificarsi delle ragioni giustificative della modifica.

CASSAZIONE CIVILE, SEZ. II, ORDINANZA N. 10872 DEL 7 MAGGIO 2018

(Notai – Procedimento disciplinare – Enorme numero di atti nella stessa giornata e in città diverse)

Legittima la sanzione disciplinare della sospensione comminata al notaio se il numero enorme di stipule fa presumere violato il principio di personalità della prestazione. Allo stato attuale, infatti, è esclusa l’esistenza nel nostro ordinamento di un modello manageriale di attività nel quale il professionista ha solo un ruolo di alto consulente dei contraenti che gli consentirebbe una gestione mediata e indiretta dello studio. Senza contare poi il fatto che il sistematico ritardo nella trascrizione degli atti denota una non adeguata organizzazione dello studio con la possibilità di aumentare il rischio di fraudolente seconde alienazioni del venditore.

CASSAZIONE PENALE, SEZ. II, SENTENZA N. 19729 DEL 7 MAGGIO 2018

(Appropriazione indebita – Continuata aggravata – Somme dei condomini)

Il delitto di appropriazione indebita è un reato istantaneo che si consuma con la prima condotta appropriativa, quando l’agente compie un atto di dominio sulla cosa con la volontà espressa o implicita di tenere questa come propria, con la conseguenza che il momento in cui la persona offesa viene a conoscenza del comportamento illecito è irrilevante ai fini dell’individuazione della data di consumazione del reato e di inizio della decorrenza del termine di prescrizione. I generali principi in tema di consumazione del reato in contestazione, in base ai quali ove l’agente abbia la disponibilità di denaro altrui in virtù dello svolgimento di un incarico gestorio il reato di appropriazione indebita è integrato dall’interversione del possesso, che si manifesta quando l’autore si comporti uti dominus compiendo un atto di dominio sulla cosa con la volontà espressa o implicita di tenere questa come propria, si declinano tenendo conto delle precipue caratteristiche del rapporto intercorrente fra l’amministratore e il condominio.

CASSAZIONE CIVILE, SEZ. II, ORDINANZA N. 10861 DEL 7 MAGGIO 2018

(Immissioni illecite – Danno non patrimoniale – In assenza di danno biologico – Depuratore – Esalazioni intollerabili)

Deve ritenersi che l’assenza di un danno biologico documentato non osta al risarcimento del danno non patrimoniale conseguente ad immissioni illecite, allorché siano stati lesi il diritto al normale svolgimento della vita familiare all’interno della propria abitazione ed il diritto alla libera e piena esplicazione delle proprie abitudini di vita quotidiane, quali diritti costituzionalmente garantiti (con riferimento, in particolare, all’articolo 42, comma 2, della Costituzione, che tutela la proprietà privata e detta i limiti per la compressione del relativo diritto), nonché tutelati dall’articolo 8 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo, norma alla quale il giudice interno è tenuto ad uniformarsi a seguito della cosiddetta “comunitarizzazione” della Cedu: ne consegue che devono essere risarciti in via equitativa i residenti nell’area del depuratore che diffonde esalazioni intollerabili.

CASSAZIONE CIVILE, SEZ. VI – T, SENTENZA N. 10998 DELL’8 MAGGIO 2018

(Studio professionale – Titolare che si avvale dell’aiuto della moglie – IRAP)

È tenuto a versare l’Irap l’avvocato che a studio viene supportato costantemente dalla moglie. In questi casi si configura l’autonoma organizzazione in quanto il reddito prodotto è il frutto dell’attività di due professionisti.

CASSAZIONE CIVILE, SEZ. VI – 3, ORDINANZA N. 10941 DELL’8 MAGGIO 2018

(Sentenza redatta in formato digitale – Attestazione di conformità della copia analogica predisposta per la Corte di cassazione – Redazione da parte del difensore che ha assistito la parte nel precedente giudizio)

In tema di ricorso per cassazione, ai fini dell’osservanza di quanto imposto, a pena di improcedibilità, dall’art. 369, secondo comma, n. 2, c.p.c., nel caso in cui la sentenza impugnata sia stata redatta in formato digitale, l’attestazione di conformità della copia analogica predisposta per la Corte di cassazione (fintantoché innanzi alla stessa non sia attivato il processo civile telematico) può essere redatta, ai sensi dei commi 1-bis e 1-ter dell’art. 9 della legge n. 53 del 1994, dal difensore che ha assistito la parte nel precedente grado di giudizio, i cui poteri processuali e di rappresentanza permangono, anche nel caso in cui allo stesso fosse stata conferita una procura speciale per quel singolo grado, sino a quando il cliente non conferisca il mandato alle liti per il giudizio di legittimità ad un altro difensore.

CASSAZIONE CIVILE, SEZ. VI – 2, ORDINANZA N. 11012 DELL’8 MAGGIO 2018

(Contratto preliminare – Inadempimento – Trasferimento dell’immobile a un terzo – Risoluzione ordinaria del contratto – Restituzione della somma versata a titolo di caparra)

La dichiarazione di risoluzione del contratto preliminare di vendita comporta la restituzione della caparra anche se la parte ha sbagliato a formulare la domanda. La diversa qualificazione giuridica operata dal giudice, infatti, non determina violazione del principio di corrispondenza tra chiesto e pronunciato. Né si può sostenere che un errore nella presentazione dell’istanza possa giustificare che il venditore ha diritto di trattenere somme che non gli spettano, dal momento che la restituzione della caparra “è un effetto inevitabile della risoluzione”.

CASSAZIONE CIVILE, SEZ. VI – 5, ORDINANZA N. 11001 DELL’8 MAGGIO 2018

(Professionista che svolge attività in una struttura altrui – Uso di strumenti di terzi – Autonoma organizzazione)

Non paga l’Irap il professionista che svolge l’attività in una struttura organizzata da altri. Non basta, infatti, il lavoro abituale in un ambito diverso e autonomo rispetto a quello domestico per far scattare l’assoggettamento all’imposta sulle attività produttive.

CASSAZIONE CIVILE, SEZ. LAVORO, SENTENZA N. 10963 DELL’8 MAGGIO 2018

(Licenziamento – Scarso rendimento – Troppe assenze dal servizio – Giustificate per malattia)

Il licenziamento per cosiddetto “scarso rendimento” costituisce un’ipotesi di recesso del datore per notevole inadempimento degli obblighi contrattuali del prestatore, che, a sua volta, si pone come specie della risoluzione per inadempimento, laddove nel contratto di lavoro subordinato il lavoratore non si obbliga al raggiungimento di un risultato ma alla messa a disposizione del datore delle proprie energie, nei modi e nei tempi stabiliti, con la conseguenza che il mancato raggiungimento del risultato prefissato non costituisce di per sé inadempimento, giacché si tratta di lavoro subordinato e non dell’obbligazione di compiere un’opera o un servizio (lavoro autonomo): ne consegue che è illegittimo il recesso datoriale intimato per scarso rendimento dovuto essenzialmente all’elevato numero di assenze, ma non tali da esaurire il periodo di comporto dal momento che l’ipotesi soggettiva di giustificato motivo di recesso per inadempimento del lavoratore non può discendere da malattie giustificate.

CASSAZIONE PENALE, SEZIONI UNITE, SENTENZA N. 20569 DEL 9 MAGGIO 2018

(Provvedimento del gip – Restituzione atti al Pm – Archiviazione del procedimento – Particolare tenuità del fatto)

Non è abnorme, e quindi non è ricorribile per cassazione, il provvedimento con cui il giudice per le indagini preliminari, investito della richiesta di emissione di decreto penale di condanna, restituisca gli atti al pubblico ministero perché valuti la possibilità di chiedere l’archiviazione del procedimento per particolare tenuità del fatto, ex art. 131 bis c.p. Il ricorso proposto dal procuratore non è ammissibile perché è rivolto contro ordinanza non affetta da abnormità, né strutturale, né funzionale.

CASSAZIONE CIVILE, SEZ. I, ORDINANZA N. 11202 DEL 9 MAGGIO 2018

(Pensione di reversibilità – Ripartizione tra coniuge divorziato e superstite – Durata del matrimonio – Criterio non esclusivo – Rilevanza di altri fattori – Peso della convivenza anteriore alle seconde nozze)

Nella ripartizione della reversibilità con l’ex coniuge il superstite può far pesare anche la convivenza prima delle nuove nozze. Il criterio della durata del rapporto matrimoniale, infatti, deve essere ponderato con il ricorso a ulteriori elementi correttivi per raggiungere la massima equità nella divisione della somma.

CASSAZIONE CIVILE, SEZ. VI – 3, ORDINANZA N. 11033 DEL 9 MAGGIO 2018

(Immobiliare – Acquisto da parte di uno solo dei coniugi in comunione legale – Azione di simulazione – Litisconsorzio necessario dei coniugi)

Il coniuge dell’acquirente di un immobile che sia rimasto estraneo alla stipulazione dell’atto di compravendita, non è litisconsorte necessario nel giudizio promosso dal venditore per l’accertamento della simulazione del contratto perché l’inclusione del bene nella comunione legale ai sensi dell’articolo 177 del codice civile costituisce un effetto ope legis dell’efficacia e validità del titolo di acquisto.

CASSAZIONE CIVILE, SEZ. VI – 3, ORDINANZA N. 11036 DEL 9 MAGGIO 2018

(Prestazione professionale – Incarico a privato – In mancanza di assunzione di impegno contabile – Obbligazione a carico del funzionario)

L’incarico di prestazione professionale che sia stato svolto, in favore di un ente locale, in mancanza di una formale delibera di assunzione di impegno contabile comporta l’instaurazione del rapporto obbligatorio direttamente con l’amministratore o il funzionario che abbia consentito la prestazione, non risultando esperibile nei confronti dell’ente l’azione di ingiustificato arricchimento, per difetto del requisito della sussidiarietà, salvo che esso non riconosca a posteriori il debito fuori bilancio, ai sensi dell’articolo 194 del d. lgs. predetto, da tanto desumendosi il carattere propriamente “costitutivo” del ridetto riconoscimento di cui all’articolo 194.

CASSAZIONE PENALE, SEZ. II, SENTENZA N. 20790 DEL 10 MAGGIO 2018

(Arresti domiciliari – Autonoma valutazione di esigenze cautelari – Obbligo del Gip)

In tema di motivazione delle ordinanze cautelari personali, la prescrizione della necessaria autonoma valutazione delle esigenze cautelari e dei gravi indizi di colpevolezza, contenuta nell’articolo 292, comma primo, lett. c), c.p.p., come modificato dalla legge 16 aprile 2015, n. 47, è osservata anche quando il giudice delle indagini preliminari, a fronte di un quadro probatorio univoco e convergente, si sia limitato, di volta in volta, a condividere la richiesta del Pubblico ministero, con considerazioni autonome, anche sintetiche, ma espressione dell’infondatezza di una diversa valutazione.

CASSAZIONE CIVILE, SEZ. LAVORO, SENTENZA N. 11322 DEL 10 MAGGIO 2018

(Licenziamento – Insussistenza del fatto contestato – Fatto privo del carattere di illiceità)

L’insussistenza del fatto contestato, di cui all’articolo 18 dello statuto dei lavoratori, come modificato dall’articolo 1, comma 42, della legge 92/2012, comprende l’ipotesi del fatto sussistente ma privo del carattere di illiceità, sicché in tale ipotesi si applica la tutela reintegratoria, senza che rilevi la diversa questione della proporzionalità tra sanzione espulsiva e fatto di modesta illiceità.

CASSAZIONE CIVILE, SEZ. LAVORO, SENTENZA N. 11408 DELL’11 MAGGIO 2018

(Licenziamento individuale – Trasferimento presso altra sede – Rifiuto del lavoratore – Inadempimento datoriale)

In tema di provvedimento di trasferimento adottato in violazione dell’articolo 2103 c.c., l’inadempimento datoriale non legittima in via automatica il rifiuto del lavoratore ad eseguire la prestazione lavorativa in quanto, vertendosi in ipotesi di contratto a prestazioni corrispettive, trova applicazione il disposto dell’articolo 1460, comma 2, c.c. alla stregua del quale la parte adempiente può rifiutarsi di eseguire la prestazione a proprio carico solo ove tale rifiuto, avuto riguardo alle circostanze concrete, non risulti contrario alla buona fede.

CASSAZIONE CIVILE, SEZ. I, SENTENZA N. 11695 DEL 14 MAGGIO 2018

(Concessione abusiva del credito – Ritardato fallimento della società finanziata – Affidamento incolpevole del terzo)

In materia di concessione abusiva del credito, sussiste la responsabilità della banca, che finanzi un’impresa insolvente e ne ritardi perciò il fallimento, nei confronti dei terzi, che in ragione di ciò abbiano confidato nella sua solvibilità ed abbiano continuato ad intrattenere rapporti contrattuali con essa allorché sia provato che i terzi non fossero a conoscenza dello stato di insolvenza e che tale mancanza di conoscenza non fosse imputabile a colpa.

CASSAZIONE CIVILE, SEZ. LAVORO, ORDINANZA N. 11645 DEL 14 MAGGIO 2018

(Licenziamento per giusta causa – Email contro l’azienda)

Sono legittime e non giustificano il licenziamento le email contro l’azienda se il dipendente non usa termini offensivi.

CASSAZIONE CIVILE, SEZ. II, SENTENZA N. 11668 DEL 14 MAGGIO 2018

(Immobile – Divisione – Atto di partecipazione. Esclusione dell’ex coniuge – Comunione legale)

Nel caso di comunione legale tra i coniugi, il bene acquistato dai coniugi, insieme o separatamente, durante il matrimonio, costituisce oggetto della comunione tra loro e diventa in via diretta, bene comune ai due coniugi, anche se destinato a bisogni estranei a quelli della famiglia e il corrispettivo sia pagato, in via esclusiva o prevalente, con i proventi dell’attività separata di uno dei coniugi, a meno che non si tratta del denaro ricavato dall’alienazione di beni personali o si tratta di un bene di uso strettamente personale di ciascun coniuge o che serve all’esercizio della professione del coniuge e, in caso di acquisto di beni immobili (o di beni mobili registrati), tale esclusione risulti dall’atto di acquisto e il coniuge non acquirente partecipi alla relativa stipulazione. La dichiarazione resa nell’atto dal coniuge che non acquista si pone, peraltro, come condizione necessaria ma non sufficiente per l’esclusione del bene dalla comunione, occorrendo a tal fine non solo il concorde riconoscimento da parte dei coniugi della natura personale del bene, richiesto esclusivamente in funzione della necessaria documentazione di tale natura, ma anche l’effettiva sussistenza di una delle cause di esclusione dalla comunione.

CASSAZIONE CIVILE, SEZ. III, SENTENZA N. 11758 DEL 15 MAGGIO 2018

(Trasferimento di diritti su immobili – Revocatoria – Prescrizione)

Laddove l’atto impugnato ha ad oggetto la disposizione di diritti su beni immobili, deve essere cassata con rinvio la sentenza di merito che erroneamente ha escluso che la prescrizione dell’azione revocatoria decorre dal giorno in cui ne è stata data pubblicità mediante trascrizione nei registri immobiliari, essendo viceversa proprio quest’ultimo il giorno in cui l’atto diviene opponibile ai terzi.

CASSAZIONE CIVILE, SEZ. III, ORDINANZA N. 11739 DEL 15 MAGGIO 2018

(Attestazione di conformità – Fattispecie)

Ai fini di quanto imposto, a pena d’improcedibilità dall’articolo 369, comma 2, n. 2 c.p.c. – il difensore che propone ricorso per cassazione contro un provvedimento che gli è stato notificato con modalità telematiche, deve depositare nella cancelleria della Corte di cassazione copia analogica, con attestazione di conformità ai sensi dei commi 1 bis e 1 ter dell’articolo 9 della legge 53/1994, del messaggio di posta elettronica certificata ricevuto, nonché della relazione di notifica e del provvedimento impugnato, allegati al messaggio.

CASSAZIONE CIVILE, SEZ. III, SENTENZA N. 11759 DEL 15 MAGGIO 2018

(Sinistro stradale – Perdita della capacità di guadagno – Lavoratore autonomo – Reddito dichiarato ai fini Irpef)

Deve essere annullata con rinvio la sentenza di merito che ai fini della liquidazione del danno patrimoniale derivante dalla perdita della capacità di guadagno del danneggiato dopo il sinistro stradale, dovesse utilizzare, quale parametro di riferimento, il relativo reddito da lavoro autonomo) al netto del prelievo fiscale, dovendosi ritenere che la legge faccia invece riferimento al reddito da lavoro netto dichiarato dal lavoratore autonomo ai fini dell’applicazione dell’Irpef ed ha riguardo, quindi, non al reddito che residua dopo l’applicazione dell’imposta ma alla base imponibile, dovendo inoltre intendersi per reddito dichiarato dal danneggiato quello risultante dalla differenza fra il totale dei compensi conseguiti (al lordo delle ritenute d’acconto) ed il totale dei costi inerenti all’esercizio professionale – analiticamente specificati o, se consentito dalla legge, forfettariamente conteggiati – senza possibilità di ulteriore decurtazione dell’importo risultante da tale differenza, per effetto del conteggio delle ritenute d’imposta sofferte dal professionista.

CASSAZIONE CIVILE, SEZ. VI, ORDINANZA N. 11792 DEL 15 MAGGIO 2018

(Domanda di lite temeraria – Responsabilità processuale aggravata – Accoglimento domanda merito)

Il rigetto, in sede di gravame, della domanda, meramente accessoria ex art. 96 c.p.c., a fronte dell’integrale accoglimento di quella di merito proposta dalla stessa parte, in riforma della sentenza di primo grado, non configura un’ipotesi di parziale e reciproca soccombenza, né in primo grado né in appello, sicché non può giustificare la compensazione delle spese di lite ai sensi dell’articolo 92. In realtà, considerata la natura «meramente accessoria» della domanda ex art. 96 c.p.c. rispetto all’effettivo tema di lite cui va rapportata la verifica della soccombenza, nel caso di rigetto della domanda di responsabilità processuale aggravata proposta dagli appellati e di rigetto dell’appello non dà luogo a un’ipotesi di pluralità di domande effettivamente contrapposte idonea a determinare la soccombenza reciproca sulla quale il Tribunale ha fondato la compensazione delle spese di lite di secondo grado.

CASSAZIONE PENALE, SEZ. V, SENTENZA N. 21507 DEL 15 MAGGIO 2018

(Diffamazione – Telecamera installata sull’ingresso dell’abitazione del vicino – Condomino che diffama il vicino con più persone – Utilizzabilità delle immagini)

In relazione alla qualificazione come luogo aperto al pubblico dell’ambiente inquadrato dalla telecamera installata sulla porta di ingresso dell’abitazione della persona offesa, ossia l’androne condominiale, il portone di ingresso dello stabile, il vano contatori e l’ingresso dell’ascensore, va ricordato che si deve intendere per luogo aperto al pubblico, quello al quale chiunque può accedere a determinate condizioni, o quello frequentabile da un’intera categoria di persone o comunque da un numero indeterminato di soggetti che abbiano la possibilità giuridica e pratica di accedervi senza legittima opposizione di chi sul luogo esercita un potere di fatto o di diritto. Sono, dunque, utilizzabili le videoriprese effettuate in questi luoghi, al di fuori e prima dell’instaurazione del procedimento penale, trattandosi non di prove atipiche, bensì di documenti, acquisibili senza la necessità dell’instaurazione del contraddittorio previsto dall’articolo 189 c.p.p.