Lettera informativa n. 107/15 del 12.06.2015 NG 6-2015

 

NEWSLETTER GIURISPRUDENZIALE n. 6-2015

 

RACCOLTA FEBBRAIO 2015

1. CASSAZIONE PENALE, SS. UU., SENTENZA N. 4909 DEL 2 FEBBRAIO 2015

(legittimo impedimento – impegno concomitante – condizioni)

L’impegno professionale del difensore in altro procedimento costituisce legittimo impedimento che dà luogo ad assoluta impossibilità a comparire ai sensi dell’art. 420-ter, comma 5, Cpp., a condizione che il difensore prospetti l’impedimento appena conosciuta la contemporaneità dei diversi impegni, indichi specificamente le ragioni che rendono essenziale l’espletamento della sua funzione nel diverso processo e rappresenti l’assenza in detto procedimento di altro codifensore che possa validamente difendere l’imputato, nonché l’impossibilità di avvalersi di un sostituto ai sensi dell’articolo 102 cpp sia nel processo a cui intende partecipare sia in quello di cui chiede il rinvio.

2. CASSAZIONE PENALE, SEZ. IV, SENTENZA N. 4906 DEL 2 FEBBRAIO 2015

(dichiarazione infedele – rilevanza penale dell’evasione Irap)

La legge non conferisce rilevanza penale all’eventuale evasione dell’Irap. Ciò ha come conseguenza che nel calcolo per determinare il superamento della soglia di punibilità per il reato di dichiarazione infedele non rientra il debito dell’imposta regionale sulle attività produttive in quanto non compresa fra quelle sui redditi in senso stretto.

3. CASSAZIONE CIVILE, SEZ. VI, ORDINANZA N. 2048 DEL 4 FEBBRAIO 2015

(dipendente – risoluzione consensuale del rapporto – accettazione del tfr – inerzia del lavoratore)

L’accettazione «senza riserve» del Tfr da parte del lavoratore, una volta scaduto il contratto a tempo determinato, non coincide necessariamente con l’intenzione di sciogliere consensualmente il rapporto. Affinché possa configurarsi una risoluzione del rapporto per mutuo consenso, è necessario che sia accertata una chiara e certa comune volontà delle parti medesime di porre definitivamente fine ad ogni rapporto lavorativo. La mera inerzia del lavoratore dopo la scadenza del contratto a termine, quindi, è di per sé insufficiente a ritenere sussistente una risoluzione del rapporto per mutuo consenso.

4. CASSAZIONE CIVILE, SEZ. VI, ORDINANZA N. 2053 DEL 4 FEBBRAIO 2015

(contratto a tempo determinato – illegittima apposizione del termine – indennità omnicomprensiva di cui al cd. Collegato lavoro)

Nel caso di illegittima apposizione del termine al contratto di lavoro deve escludersi il contrasto con la normativa europea.- Nella sentenza cd. Carratù (nella causa C-361/12) la Corte di Giustizia Ue ha affermato che sulla scorta del solo principio di uguaglianza/non discriminazione, previsto dalla Clausola 4 della Direttiva 1999/70/Ce, non si può ritenere violata la parità di trattamento, perché non appaiono direttamente comparabili la tutela prevista per la illegittima interruzione dei contratti a tempo indeterminato ex articolo 18 della legge 300/70, nella formulazione ante riforma cd. Fornero, e quella dovuta per l’ipotesi di illegittima interruzione dei contratti a termine.

5. CASSAZIONE PENALE, SS. UU., SENTENZA N. 5396 DEL 5 FEBBRAIO 2015

(guida in stato di ebbrezza – eccezione di nullità – mancato avviso della possibilità di assistenza legale – alcoltest)

La nullità conseguente al mancato avvertimento al conducente di un veicolo, da sottoporre all’esame alcoolimetrico, della facoltà di farsi assistere da un difensore di fiducia, in violazione dell’art. 114 disp. att. cod. proc. pen., può essere tempestivamente dedotta, a norma del combinato disposto degli artt. 180 e 182, comma 2, secondo periodo, cod. proc. pen., fino al momento della deliberazione della sentenza di primo grado.

6. CASSAZIONE CIVILE, SEZ. TRIBUTARIA, SENTENZA N. 2197 DEL 6 FEBBRAIO 2015

(ipoteca – notifica dell’accertamento – assenza – pagamento del debito – invalidità della notifica)

È nulla l’ipoteca di Equitalia in caso di recapito dell’accertamento a un indirizzo sbagliato, anche quando il contribuente salda tutto o parte del debito. Il pagamento non sana il vizio nella procedura attuata dalla società di riscossione.

7. CASSAZIONE CIVILE, SEZ. I, SENTENZA N. 2400 DEL 9 FEBBRAIO 2015

(matrimonio – pubblicazioni – persone dello stesso sesso)

La legittimità costituzionale e convenzionale della scelta del legislatore ordinario, in ordine alle forme ed ai modelli all’interno dei quali predisporre per le unioni tra persone dello stesso sesso uno statuto di diritti e doveri coerente con il rango costituzionale di tali relazioni, conduce ad escludere il fondamento dell’unione coniugale tra persone dello stesso sesso, risultando tale operazione ben diversa da quella consentita di adeguamento ed omogeneizzazione nella titolarità e nell’esercizio dei diritti.- Va confermato il diniego delle pubblicazioni di matrimonio da parte dell’ufficiale di stato civile a persone dello stesso sesso laddove nel nostro sistema giuridico di diritto positivo il matrimonio tra persone dello stesso sesso è inidoneo a produrre effetti perché non previsto tra le ipotesi legislative di unione coniugale.

8. CASSAZIONE PENALE, SEZ. III, SENTENZA N. 5921 DEL 10 FEBBRAIO 2015

(omesso versamento Iva – liquidatore di società prossima al fallimento)

Non commette reato il liquidatore che non versa l’Iva della società per la quale ha già presentato istanza di fallimento. Infatti, la condotta del professionista è scriminata dal rispetto del principio della par condicio creditorum, che, in caso di violazione, ha come conseguenza una condanna per bancarotta preferenziale.

9. CASSAZIONE PENALE, SEZ. VI, SENTENZA N. 6467 DEL 13 FEBBRAIO 2015

(esercizio abusivo di una professione – natura istantanea – compimento di un solo atto tipico)

Il reato di esercizio abusivo di una professione è a natura istantanea.- Risulta sufficiente per la sua configurabilità il compimento anche di un solo atto tipico da persona non in possesso della specifica abilitazione.- Il reato di cui all’articolo 348 Cp è un reato contro la pubblica amministrazione, il cui evento è costituito dalla elusione di una previa “speciale abilitazione”, rilasciata una tantum da appositi organi pubblici o da enti pubblici professionali, per il durevole esercizio di attività professionali riservate a soggetti muniti di specifica qualificazione.- L’eventuale scopo di lucro che possa aver spinto l’agente alla condotta abusiva non connota la lesione del bene protetto dalla norma incriminatrice, ossia il bene immateriale della pubblica amministrazione rappresentato dall’esigenza di garanzia, nell’interesse della collettività, di un controllo generale e preventivo dei requisiti per l’esercizio di specifiche professioni di più o meno elevato spessore tecnico: ne consegue che la mancanza nell’azione dell’imputato di finalità di profitto o guadagno patrimoniale non può produrre alcun effetto esimente sull’inequivoca apprezzabilità penale della condotta.

10. CASSAZIONE CIVILE, SEZ. LAVORO, SENTENZA N. 2902 DEL 13 FEBBRAIO 2015

(interruzione del rapporto – licenziamento per giusta causa – contestazione differita)

La complessità delle indagini ispettive e dell’organizzazione aziendale non possono giustificare ritardi nella contestazione dell’illecito ai fini del licenziamento per giusta causa. Il lungo lasso di tempo trascorso tra la commissione dei fatti e la loro imputazione pregiudica, infatti, il diritto di difesa effettiva del dipendente e rende illegittima la misura espulsiva.

11. CASSAZIONE CIVILE, SEZ. II, SENTENZA N. 3029 DEL 16 FEBBRAIO 2015

(obbligazioni e contratti – vendita)

In caso di preliminare di vendita non trovano applicazione le norme sulla garanzia della cosa venduta, norme che hanno come loro presupposto l’avvenuto trasferimento della proprietà del bene, in quanto il contratto è caratterizzato dalla mancanza dell’effetto traslativo.- Prima della stipula dell’atto definitivo, la presenza di vizi nella cosa consegnata abilita il promissario acquirente, senza che sia necessario il rispetto del termine di decadenza di cui all’art. 1495 c.c. per la denuncia dei vizi della cosa venduta, ad opporre la exceptio inadimpleti contractus al promittente venditore che gli chieda di aderire alla stipulazione del contratto definitivo e di pagare contestualmente il saldo del prezzo, e lo abilita, altresì, a chiedere, in via alternativa, la risoluzione del preliminare per inadempimento del promittente venditore, ovvero la condanna di quest’ultimo ad eliminare a proprie spese i vizi della cosa.-

12. CASSAZIONE CIVILE, SS. UU., SENTENZA N. 3023 DEL 16 FEBBRAIO 2015

(avvocato – deontologia)

In tema di sanzioni disciplinari, ai sensi dell’art. 72 del codice deontologico, la condotta dell’avvocato che, prima o durante la prova d’esame per l’abilitazione, faccia pervenire ad uno o più candidati testi relativi al tema proposto è punito con la sanzione disciplinare della sospensione dall’esercizio dell’attività professionale per un periodo compreso tra due e sei mesi.

13. CASSAZIONE CIVILE, SEZ. VI, SENTENZA N. 3081 DEL 16 FEBBRAIO 2015

(responsabilità civile – precettori e maestri)

Gli obblighi di sorveglianza e di tutela dell’Istituto scattano solo quando l’allievo si trovi all’interno della struttura, mentre tutto quanto accade prima, per esempio sui gradini di ingresso, può, ricorrendone le condizioni, trovare fondamento giuridico nell’art. 2051 c.c., relativo alla responsabilità del custode (esclusa, nella specie, la responsabilità dell’istituto per l’infortunio occorso ad un’alunna allorchè, all’uscita di scuola, mentre era seduta sul parapetto della scala, cadeva all’indietro sospinta da un compagno, procurandosi gravi lesioni).-

14. CASSAZIONE CIVILE, SEZ. II, SENTENZA N. 3042 DEL 16 FEBBRAIO 2015

(vendita – garanzia per vizi della cosa venduta)

Ai fini del risarcimento del danno spettante ai compratore per i vizi della cosa venduta, l’art. 1494 c.c. pone una presunzione a carico del venditore di conoscenza di detti vizi, anche se occulti, per cui l’obbligo della garanzia è escluso soltanto se il venditore fornisca la prova liberatoria di avere ignorato senza sua colpa i vizi medesimi; ne deriva quindi che mentre sull’acquirente incombe l’onere della prova della tempestività della denuncia, dell’esistenza dei vizi e delle conseguenze dannose lamentate, il venditore deve offrire la prova liberatoria della ignoranza non colpevole dei vizi contestati.-

15. CASSAZIONE CIVILE, SEZ. LAVORO., SENTENZA N. 3136 DEL 17 FEBBRAIO 2015

(nullità della sentenza)

La fase dell’opposizione, ai sensi dell’art. 1 della legge 28 giugno 2012, n. 92, non costituisce un grado diverso rispetto alla fase che ha preceduto l’ordinanza e pertanto non sussiste alcun vizio della sentenza nel caso in cui il giudice persona fisica di essa sia lo stesso della fase ordinaria.-

16. CASSAZIONE CIVILE, SS. UU., SENTENZA N. 3184 DEL 18 FEBBRAIO 2015

(disciplinare avvocati – indagato – strepitus fori – sospensione cautelare dall’attività)

L’avvocato non può essere sospeso dall’attività solo perché lo strepitus fori è solo ragionevolmente previsto o astrattamente collegato all’esistenza delle imputazioni penali a carico del professionista. Ai fini dell’irrogazione della misura cautelare, non rilevano né la gravità delle accuse né l’ipotesi che i fatti possano avere una diffusione futura. Il clamore deve essere sorretto da oggettive circostanze che integrino il clamore suscitato dai fatti commessi dal professionista in una dimensione di effettiva propagazione all’esterno dell’ambito giudiziale.

17. CASSAZIONE CIVILE, SEZ. VI, ORDINANZA N. 3348 DEL 19 FEBBRAIO 2015

(assegno di mantenimento)

In tema di separazione o divorzio, nell’ipotesi in cui uno dei coniugi abbia chiesto un assegno di mantenimento per i figli, la domanda, se ritenuta fondata, deve essere accolta dalla data della sua proposizione e non da quella della sentenza. La parte che abbia chiesto la corresponsione di tale assegno ha, poi, la facoltà di chiedere un adeguamento del relativo ammontare, non costituendo tale richiesta una domanda nuova; anche l’aumento decorrerà dalla data di deposito del ricorso introduttivo.

18. CASSAZIONE PENALE, SEZ. III, SENTENZA N. 7415 DEL 19 FEBBRAIO 2015

(patteggiamento)

In sede di liquidazione delle spese della parte civile, il giudice, pur nell’esercizio di un potere discrezionale, è tenuto a fornire un’adeguata giustificazione dell’importo determinato, della sua congruità e corrispondenza ai criteri di determinazione delle singole voci riferibili alle attività defensionali dedotte, avuto riguardo al numero ed alla importanza delle questioni trattate ed entità delle singole prestazioni difensive.-

19. CASSAZIONE PENALE, SEZ. IV, SENTENZA N. 7989 DEL 23 FEBBRAIO 2015

(spese processuali)

La domanda di rifusione delle spese processuali avanzata dalla parte civile nell’ambito di un processo instaurato nella forma del patteggiamento, è estranea all’accordo intercorrente tra imputato e pm, dovendo il giudice provvedere su tale richiesta con pronuncia avente natura formale e sostanziale di condanna, avverso la quale la parte civile ha il diritto di proporre impugnazione.-

20. CORTE COSTITUZIONALE – SENTENZA N. 23 DEL 27 FEBBRAIO 2015

(querelante – opposizione alla definizione del procedimento con decreto penale di condanna)

E’ costituzionalmente illegittimo l’art. 459, comma 1, cod. proc. pen. (come sostituito dall’art. 37, comma 1, della legge 16 dicembre 1999, n. 479) nella parte in cui prevede la facoltà del querelante di opporsi, in caso di reati perseguibili a querela, alla definizione del procedimento con l’emissione di decreto penale di condanna. Una volta ampliato il campo dei reati per i quali è possibile definire il procedimento con il decreto penale di condanna, comprendendovi anche i reati procedibili a querela (con il dichiarato scopo di favorire sempre più il ricorso ai riti alternativi di tipo premiale per assicurare la deflazione del carico penale necessaria per l’effettivo funzionamento del rito accusatorio), l’attribuzione di una mera facoltà al querelante, consistente nell’opposizione alla definizione del procedimento mediante il decreto penale di condanna, introduce un evidente elemento di irrazionalità. Ciò in quanto: a) distingue irragionevolmente la posizione del querelante rispetto a quella della persona offesa dal reato per i reati perseguibili d’ufficio; b) non corrisponde ad alcun interesse meritevole di tutela del querelante stesso; c) reca un significativo vulnus all’esigenza di rapida definizione del processo; d) si pone in contrasto sistematico con le esigenze di deflazione proprie dei riti alternativi premiali; e) è intrinsecamente contraddittoria rispetto alla mancata previsione di una analoga facoltà di opposizione alla definizione del processo mediante l’applicazione della pena su richiesta delle parti, in quanto tale rito speciale può essere una modalità di definizione del giudizio nonostante l’esercizio, da parte del querelante, del suo potere interdittivo.

 

A CURA DEL GRUPPO DI LAVORO INFORMATIVE GIURISPRUDENZIALI 2014

(Avv.ti Arcieri Mastromattei Antonella, Cannati Giuseppe, Cavallucci Matteo, Cocco Antonietta, De Lellis Bronislava, Di Luzio Manuela, Francese Teresa, La Gorga Luca, Massari Colavecchi Luigi Angelo, Mimola Gaetano, Pera Anna Maria, Renzetti Francesco)