Lettera informativa n. 55/13 del 26.03.2013 – NG 6-2013
NEWSLETTER GIURISPRUDENZIALE
1) CORTE DI GIUSTIZIA EUROPEA, SEZ. I, SENTENZA N. C104/12 DEL 21 FEBBRAIO 2013
(Operazioni soggette a imposta – servizi forensi di difesa penale)
Per determinare se i beni e i servizi siano stati usati ai fini di operazioni soggette a imposta (di cui all’art. 17, par. 2, lett. a, della sesta direttiva 77/388/CEE del Consiglio, del 17.05.1977, come modificata dalla direttiva 2001/115/CE del Consiglio, del 20.12.2001), la sussistenza di un nesso diretto ed immediato tra una determinata operazione e il complesso dell’attività del soggetto passivo dipende dal contenuto oggettivo del bene o del servizio acquistato dal soggetto passivo medesimo. Ne consegue che le prestazioni di servizi forensi, volte ad evitare sanzioni penali nei confronti delle persone fisiche, amministratori di un’impresa soggetta ad imposta, non conferiscono all’impresa stessa il diritto di portare in detrazione, quale imposta a monte, l’imposta sul valore aggiunto dovuta sulle prestazioni fornite.
2) CASSAZIONE CIVILE, SEZ. LAVORO, SENTENZA N. 5284 DEL 4 MARZO 2013
(Aiuti di Stato e CFL – Prescrizione e legittimo affidamento – Oneri di deduzione e prova)
In tema di recupero di aiuti di Stato, che siano stati dichiarati illegittimi dalla Commissione UE, vale il termine generale di prescrizione di 10 anni, il quale decorrere dalla decisione della Commissione che accerti l’infrazione ovvero dalla pronuncia della Corte di Giustizia che definisca la controversia. Per essi il cittadino non può invocare alcun legittimo affidamento, ancorché gli aiuti derivino da una legge nazionale, quando vi sia stata un’infrazione da parte dello Stato. Con riguardo, poi, agli sgravi degli oneri sociali, previsti per i contratti di formazione e lavoro, goduti tra il 1995 e il 2001, è onere dell’impresa dedurre e provare quali contratti rientrino nelle deroghe, ritenute dalla Commissione compatibili con il regime degli aiuti; di conseguenza, l’Inps può recuperare tutte le agevolazioni usufruite per tali contratti senza distinzione. Non è, infine, possibile godere quella parte di aiuto che rimanga al di sotto del limite di 100 mila euro in tre anni (de minimis) e va, invece, recuperata l’intera somma.
3) CASSAZIONE CIVILE, SEZ. I, SENTENZA N. 5297 DEL 4 MARZO 2013
(Lodo arbitrale – compenso all’avvocato in caso di transazione)
Gli avvocati che rappresentano una delle parti protagoniste del lodo arbitrale, nel frattempo fallita, non possono pretendere che i loro compensi siano liquidati tenendo conto dell’attività difensiva (asseritamente) assunta ma poi non espletata, perché la controversia risulta definita in via transattiva senza entrare nella fase rescissoria.
4) CASSAZIONE CIVILE, SEZ. LAVORO, SENTENZA N. 5408 DEL 5 MARZO 2013
(Pubblici dipendenti – licenziamento disciplinare)
In tema di licenziamento dei pubblici dipendenti, qualora la sanzione sia dichiarata nulla o inefficace per motivi disciplinari inerenti la responsabilità dirigenziale, gli stessi hanno diritto alla reintegrazione nel rapporto d’impiego e nell’incarico dirigenziale, oltre che alle retribuzioni maturate sino all’effettiva reintegra. Ne consegue che l’art. 18 della L. 300 del 1970 si applica alle pubbliche amministrazioni a prescindere dal numero dei dipendenti e dal fatto che il rapporto di lavoro dei dirigenti pubblici è assimilato dall’articolo 21 del d.lgs. n. 165 del 2001 a quello della categoria impiegatizia con funzioni dirigenziali.
5) CASSAZIONE PENALE, SEZ. III, SENTENZA N. 10580 DEL 7 MARZO 2013
(Evasione fiscale – sequestro dei beni intestati a moglie e figli)
Il contribuente sospettato di evasione fiscale può impugnare direttamente la confisca per equivalente sui beni intestati a moglie e figli. La truffa ai danni dello Stato e la frode fiscale non possono concorrere a meno che i reati tributari non siano collegati a un finanziamento illecito.
6) CASSAZIONE PENALE, SEZIONE II, SENTENZA N. 10991 DELL’8 MARZO 2013
(Appropriazione indebita aggravata a chi non riconsegna l’auto in leasing)
Chi non riconsegna l’auto in leasing risponde di appropriazione indebita aggravata: si configura infatti l’abuso di prestazione d’opera nell’ipotesi di sottrazione di un bene noleggiato, laddove il relativo contratto è disciplinato dalla normativa sulla locazione.
7) CASSAZIONE CIVILE, SEZ. I, SENTENZA N. 5847 DELL’8 MARZO 2013
(Separazione dei coniugi – Affidamento del minore – Audizione dei figli minori)
L’audizione dei figli minori (che abbiano compiuto dodici anni e anche di età inferiore ove capaci di discernimento) costituisce un adempimento necessario nelle procedure relative al loro affidamento nel primo grado di giudizio, con la conseguenza che la nullità della sentenza per la violazione dell’obbligo di audizione può essere fatta valere nei limiti e secondo le regole fissate dall’art 161 c.p.c. e, dunque, è deducibile con l’appello.
8) CASSAZIONE CIVILE, SEZ. II, SENTENZA N. 5761 DELL’ 8 MARZO 2013
(Amministratore di condominio – competenza)
La prima fondamentale competenza dell’amministratore consiste nell’eseguire le deliberazioni dell’assemblea dei condomini (art. 1130 c.c., n. 1). Da tale disposto si evince che l’essenza delle funzioni dell’amministratore è imprescindibilmente legata al potere decisionale dell’assemblea: è l’assemblea l’organo deliberativo del condominio e l’organo cui compete l’adozione di decisioni in materia di amministrazione dello stesso, mentre l’amministratore riveste un ruolo di mero esecutore delle deliberazioni adottate in seno all’assemblea. Nessun potere decisionale o gestorio compete all’amministratore di condominio in quanto tale (e ciò a differenza di quanto accade nelle società, sia di persone che di capitali, dove all’amministratore competono poteri propriamente gestionali). Anche l’art. 1131 c.cc, nell’attribuire all’amministratore di condominio un potere di rappresentanza dei condomini e di azione in giudizio, chiarisce che tale potere è conferito nei limiti delle attribuzioni stabilite dall’articolo precedente e dei maggiori poteri conferitigli dal regolamento di condominio o dall’assemblea. Ne consegue che, anche in materia di azioni processuali, il potere decisionale spetta solo ed esclusivamente all’assemblea che dovrà deliberare se agire in giudizio, se resistere e se impugnare i provvedimenti in cui il condominio risulta soccombente.
9) CASSAZIONE CIVILE, SEZ. VI, SENTENZA N. 6053 DELL’11 MARZO 2013
(Contributo unificato – Valore della causa – Valutazione)
Il giudice determina il contributo unificato secondo competenza, non essendo vincolato al valore della causa indicato dal difensore con mere formule di stile.
10) CASSAZIONE CIVILE, SS. UU., SENTENZA N. 6070 DEL 12 MARZO 2013
(Società – Estinzione – Cancellazione dal registro delle imprese – Soci – Successione)
Qualora all’estinzione della società, conseguente alla sua cancellazione dal registro delle imprese, non corrisponda il venir meno di ogni rapporto giuridico facente capo alla società estinta, si determina un fenomeno di tipo successorio, in virtù del quale le obbligazioni si trasferiscono ai soci, i quali ne rispondono, nei limiti di quanto riscosso a seguito della liquidazione o illimitatamente, a seconda che, “pendente societate”, essi fossero o meno illimitatamente responsabili per i debiti sociali; si trasferiscono del pari ai soci, in regime di contitolarità o di comunione indivisa, i diritti ed i beni non compresi nel bilancio di liquidazione della società estinta, ma non anche le mere pretese, ancorché azionate o azionabili in giudizio, né i diritti di credito ancora incerti o illiquidi la cui inclusione in detto bilancio avrebbe richiesto un’attività ulteriore (giudiziale o extragiudiziale) il cui mancato espletamento da parte del liquidatore consente di ritenere che la società vi abbia rinunciato. La cancellazione volontaria dal registro delle imprese di una società, a partire dal momento in cui si verifica l’estinzione della società medesima, impedisce che essa possa ammissibilmente agire o essere convenuta in giudizio. Se l’estinzione della società cancellata dal registro intervenga in pendenza di un giudizio del quale la società è parte, si determina un evento interruttivo del processo, disciplinato dagli artt. 299 e seguenti c.p.c., con possibile successiva eventuale prosecuzione o riassunzione del medesimo giudizio da parte o nei confronti dei soci. Ove invece l’evento estintivo non sia stato fatto constare nei modi previsti dagli articoli appena citati o si sia verificato quando il farlo constare in quei modi non sarebbe più stato possibile, l’impugnazione della sentenza pronunciata nei riguardi della società deve provenire o essere indirizzata, a pena d’inammissibilità, dai soci o nei confronti dei soci succeduti alla società estinta.
11) CASSAZIONE PENALE, SEZ. VI, SENTENZA N. 11792 DEL 13 MARZO 2013
(Istigazione alla corruzione – Legge 190/123 – Effetti – Continuità normativa)
Vi è continuità normativa tra le nuove disposizioni in materia di istigazione alla corruzione contenute nei commi 1 e 3 dell’art. 322 c.p., come sostituite dalla L. 190/12, e le previgenti disposizioni contenute negli stessi commi, in quanto la finalità di tali modifiche è stata esclusivamente quella di adeguare le due fattispecie incriminatrici della istigazione alla corruzione, ivi previste, alla nuova figura criminosa della corruzione per l’esercizio delle funzioni, di cui all’art. 318 c.p., anch’esso sostituito dalla stessa L. n. 190 del 2012: ciò fatto salvo il divieto di applicazione retroattiva delle nuove norme, ex articolo 2 comma 4 c.p., nella parte in cui risultano ampliata la portata operativa della nuova fattispecie di corruzione di cui al predetto art. 318 (che assorbe la “vecchia” ipotesi della corruzione impropria) ed incrementata la relativa cornice sanzionatoria.
12) CASSAZIONE PENALE, SEZ. III, SENTENZA N.12268 DEL 15 MARZO 2013
(Omesso versamento Iva anche all’amministratore che non è più in carica alla scadenza del termine)
In caso di successione tra amministratori di una società, risponde di mancato pagamento dell’Iva anche il titolare decaduto dalla carica prima della scadenza del termine per il versamento dell’imposta. La sua condotta, infatti, può aver contribuito alla commissione del fatto, creando materialmente i presupposti per il successivo mancato pagamento. Se l’amministratore non provvede a pagare periodicamente l’imposta, è comunque tenuto ad accantonare le somme destinate all’erario perché esse non sono nella sua libera disponibilità.
A CURA DEL GRUPPO DI LAVORO INFORMATIVE GIURISPRUDENZIALI
(Avv.ti Acciavatti Mirco, Arcieri Mastromattei Antonella, Cannati Giuseppe, Cavallucci Matteo, Cocco Antonietta, De Lellis Bronislava, Di Carlo Giorgio, Di Cesare Giuseppe, Di Luzio Manuela, Di Michele Massimo, Francese Teresa, Giammaria Marco, La Gorga Luca, La Piscopia Vittorio, Massari Colavecchi Luigi Angelo, Mimola Gaetano, Palangio Marina, Panella Piersergio, Pera Anna Maria, Perazzelli Stefano, Pizzuti Gianluca, Renzetti Francesco, Ronzone Nicola, Rossi Giulia)